HaysSEOFriendlyURL

Giornata mondiale della salute mentale: analisi Hays Italia, con il contributo di Serenis

Salute mentale: nelle aziende italiane è ancora un tabù.
1 lavoratore su 2 vive in una condizione di grave disagio psicologico, ma solo il 42% si sente a suo agio a parlare di salute mentale sul posto di lavoro.
Hays: come avviene in altri Paesi introdurre la figura del Mental Health First Aiders.
 
  • Tra le motivazioni del disagio, i lavoratori indicano il clima interno difficile (per il 50%) e i carichi di lavoro eccessivi (38%).
  • In caso di “necessità” i dipendenti si confiderebbero con i colleghi (ben il 49%); solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager.
  • Il disagio psicologico è un fenomeno più accentuato tra le donne e tende ad aumentare con l'età.
  • 1 lavoratore su 2 dichiara che lo stress accumulato sul lavoro influenza molto la sfera privata.
  • Marketing e comunicazione i settori con i più alti livelli di stress; più “virtuosi” HR, consulenza ed educazione.

Milano, 8 ottobre 2024 – Il tema della salute mentale sta diventando sempre più cruciale per le imprese. Secondo l’analisi della società di recruiting HAYS Italia, con il contributo dalla piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato Serenis , condotta in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, quasi un lavoratore su due (49,4%) dichiara di trovarsi in una situazione di grave disagio psicologico.
 
Il clima interno difficile è senza dubbio la principale motivazione di questo disagio (per il 50%), seguita dai carichi di lavoro eccessivi (38%); meno il lavoro ripetitivo e poco stimolante.
 
Ma al di là dei numeri quantitativi, che non bisogna sottovalutare, per molti italiani (44%) parlare di salute mentale all’interno dell’azienda è ancora considerato un forte tabù, più della media globale (37%). E questo rende difficile per imprenditori e manager individuare le situazioni “complesse” che possono avere un impatto sui lavoratori e sulle performance dell’azienda. Sicuramente, secondo quanto indicato da Serenis, è un fenomeno più accentuato tra le donne, che riportano un livello di disagio psicologico maggiore rispetto agli uomini (indice di 20,3 contro 19,6), e tende ad aumentare con l'età.
 
Sempre dalla ricerca emerge che le aree professionali più critiche in termini di benessere mentale sono quelle del marketing e della comunicazione, dove si registrano i livelli più alti di ansia e stress (indice di 21,9), mentre settori come la gestione del personale, la consulenza e l'educazione riportano migliori livelli di benessere psicologico.
 
È importante quindi l’ascolto e capire con chi si confiderebbero i lavoratori in caso di bisogno. Al primo posto i dipendenti indicano i colleghi (ben il 49%), mentre solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager e il 33% all’HR. Questo perché nelle aziende italiane è ancora poco diffusa la figura dedicata al benessere mentale come avviene in altri Paesi del mondo: a livello globale, infatti, il 44% indica il Mental Health First Aider, ovvero professionisti che si occupano di assistere i dipendenti in maniera immediata, mettendoli a conoscenza delle tipologie di supporto di cui possono avvalersi per il supporto della loro salute mentale.
 
Ma i disagi psicologici non hanno risvolti importanti “solo” dal punto di vista lavorativo: sempre secondo l’analisi di Serenis, 1 lavoratore su 2 dichiara che lo stress accumulato sul lavoro influenza molto la sfera privata, in particolare il suo benessere psicofisico, le relazioni tra pari, amici e colleghi e quella con la famiglia. Le aree professionali più critiche in termini di benessere mentale sono quelle del marketing e della comunicazione, dove si registrano i livelli più alti di ansia e stress (indice di 21,9), mentre settori come la gestione del personale, la consulenza e l'educazione riportano migliori livelli di benessere psicologico.
 
La salute mentale è fondamentale per migliorare il benessere e la produttività dei dipendenti - commenta Bianca Stringuini, Global Head of Diversity, Equity, and Inclusion di Hays - Alcuni professionisti sono restii a parlare sul lavoro del loro benessere mentale, soprattutto per l’impatto che potrebbe avere sulla loro carriera. Le aziende hanno il dovere di supportare i loro collaboratori, implementando azioni virtuose per combattere il tabù su questo tema e far sentire a proprio agio i lavoratori. Proprio in questo senso, è nata la figura del ‘mental health first aider’ che rappresenta un metodo efficace – ed anonimo- per offrire una soluzione immediata ai lavoratori. Per creare un ambiente di supporto, le organizzazioni dovrebbero inoltre fornire formazione al personale sulla salute mentale, specialmente per i manager che gestiscono le risorse. Mentre il mondo del lavoro continua a evolversi, anche le policy di salute mentale devono essere regolarmente aggiornate per accertarsi che incontrino le necessità dei dipendenti.”